Collection Privée

 

Collection Privée

Visionnaire presenta Collection Privée una selezione di opere della collezione privata del gallerista Claudio Poleschi.

Primo di un ciclo di appuntamenti dedicati al mondo del collezionismo, in occasione di Bologna Arte Fiera 2014 Visionnaire presenta Collection Privée una selezione di opere della collezione privata del gallerista Claudio Poleschi. Un allestimento site specific che vede protagonista l’ex chiesa di San Damiano, oggi sede dello Showroom Visionnaire, con la sua la cupola alta 18 metri, l’abside e la cripta, a cornice di questo primo incontro dedicato al tema della “collezione”.

 

BERTOZZI&CASONI - ALESSANDRO BRIGHETTI - PIER PAOLO CALZOLARI - VITTORIO CORSINI - DUBOSSARSKY e VINOGRADOV - PIERALLI e FAVI - NINA SUREL - GILBERTO ZORIO

Collection Privée. Visionnaire Wunderkammer
Collection Privée. Visionnaire Wunderkammer
Collection Privée. Visionnaire Wunderkammer
Collection Privée. Visionnaire Wunderkammer
Collection Privée. Visionnaire Wunderkammer
Collection Privée. Visionnaire Wunderkammer
Collection Privée. Visionnaire Wunderkammer
Collection Privée. Visionnaire Wunderkammer
Collection Privée. Visionnaire Wunderkammer

Artist

Bertozzi&Casoni

La pratica artistica di Bertozzi e Casoni si incentra sull’uso dei materiali ceramici, a cui applicano tecniche di derivazione industriale, spesso generando nuovi ibridi grazie ad un approccio altamente sperimentale. Dagli anni ‘80 Bertozzi e Casoni partecipano al recupero della tradizione italiana della maiolica legato alle esperienze de “La nuova ceramica” esponendo ad importanti collettive in Italia e ad una serie di mostre dedicate all’arte ceramica italiana contemporanea in Giappone. Negli anni ‘90 realizzano importanti lavori pubblici, tra i quali il percorso urbano con fontane e sculture del quartiere Tama di Tokyo. Sono stati invitati a rappresentare l’Italia alla 53esima Biennale di Venezia del 2009.

Nina Surel

Le donne di Nina Surel sono intriganti, a grandezza naturale, connotate da un’allure aristocratica e fiabesca, su un fondo riccamente decorato. Sono opere innovative, ispirate dall’ interesse dell’artista per la letteratura romantica e femminile. Ritraggono donne nell’atto di inscenare le loro fantasie, i loro travestimenti, i loro desideri inconsci, così frequentemente repressi negli ambienti sociali della realtà quotidiana. Le figure stravaganti di Nina Surel, ritratte sul limitare di un bosco, nascono sempre dal suo autoritratto fotografico, ogni volta diversamente abbigliato, adornato di fiori o gioielli, fino ad acquisire una diversa identità. Un autoritratto dal volto sempre intenzionalmente inespressivo, quasi ad incarnare lo spirito profondo di questo universo femminile mutevole e misterioso. Il sottobosco di Surel è dunque una sorta di set, di sfondo narrativo, ma anche un luogo archetipico, legato agli stati psicologici di coscienza e incoscienza, a ciò che è lecito o proibito. L’artista utilizza per i suoi lavori una vasta gamma di tecniche: fotografia, pittura, collage di pizzi, bottoni, porcellane e gioielli, che vengono fissati al supporto da vari strati di resina trasparente. Attraverso le sue immagini sensuali, Nina Surel sembra indagare la sua vera identità come donna e come artista, in una una sorta di riscrittura personale della storia del femminile. Nina Surel è nata e cresciuta a Buenos Aires, in Argentina, e vive e lavora a Miami dal 2001. Ha studiato Architettura e Urbanistica all’Università di Buenos Aires. Il suo lavoro è stato esposto ampiamente in istituzioni, gallerie e fiere d’arte sia negli Stati Uniti che in Sud America.

Diego Scroppo

Diego Scroppo nasce a Torino nel 1981. Si laurea all’ Accademia Albertina di Belle Arti di Torino nel 2005 e continua la sua formazione in importanti scuole e fondazioni europee. Erede di una schietta tradizione monumentale, Scroppo propone uno stile modernissimo e arcaico al tempo stesso, al pari delle forme che immagina e dei materiali che usa. Le sue creazioni, per molti versi giocate nell’ambito del realismo delle forme e della rappresentazione, evocative semmai di certe atmosfere surrealiste, sono una brillante sintesi di organico e inorganico, di memoria e innovazione, di eleganza e perturbazione. I lavori artistici di Scroppo sono bellissimi e inquietanti proprio per questo loro vivere al limite e per l'estrema laboriosità del processo da cui nascono, processo in cui si sommano le più innovative tecniche di prototipazione a una lentissima e faticosa manualità. Sono opere rare e preziose, che impegnano l'artista dalle prime fasi progettuali, squisitamente speculative, alle ultime rifiniture in studio, attraverso interventi quasi microchirurgici sui dettagli.

CaCo3

Il gruppo CaCO3 nasce nel 2006 su iniziativa di tre artisti dai percorsi eterogenei, Âniko Ferreira da Silva, Giuseppe Donnaloia e Pavlos Mavromatidis, che, dopo aver condiviso l’esperienza di formazione alla “Scuola per il Restauro del Mosaico” di Ravenna, si avvicinano con curiosità alla sperimentazione musiva. Formula chimica del carbonato di calcio, o calcare, il nome CaCO3 fa riferimento ad una delle materie prime comunemente usata per la realizzazione dei mosaici. Lo studio e la pratica della tecnica tradizionale e il contatto diretto con le opere musive del passato, reso possibile durante gli anni di studio e l’esperienza di lavoro nei cantieri di restauro, contribuisce alla condivisione di una comune riflessione sugli aspetti formali del mosaico e alla loro rielaborazione, finalizzata alla ricerca di nuove possibili relazioni tra luce e materia.

Antonio Fiorini

(Brindisi, 1980). Dopo il Liceo Artistico frequenta l’Accademia di Brera. Ventenne, partecipa alla rassegna “Pitture. 21 artisti del XXI secolo”, (a cura di Massimo Guastella, Castello Aragonese, Otranto), e nel 2003 viene selezionato da Luca Beatrice e Norma Mangione nella collettiva “XS. Extra Small” (Galleria San Salvatore, Modena); nello stesso anno partecipa, vincendo il primo premio, al “Salon Primo”, al Museo della Permanente di Milano, e nel 2004 una sua opera viene segnalata da Luciano Caramel al “Premio Michetti, Fondazione Michetti, Francavilla al Mare. Da allora, ha esposto in diverse personali e collettive fino alla più recente partecipazione al premio Biennale di Arte Europea Saint-Vincent 2012 che lo ha visto tra i 44 giovani artisti selezionati dai direttori delle Accademie dei 25 Stati membri dell’ Unione Europea.

Michele Astolfi

Bolognese di nascita compie i suoi studi tra Italia, Svizzera, Stati Uniti e Parigi. Appassionato di fotografia e di elaborazione digitale sperimenta la combinazioni tra l’immagine e diversi materiali come legno fossile, cristalli, pietra naturale e acciaio. Nel 2008 all’interno della produzione aziendale di famiglia, incentrata su complementi d’arredo come lampade, portaritratti, specchiere e vassoi, inserisce quasi per gioco una linea di pannelli d’arredo riscuotendo un successo inaspettato. L’attività si evolve in questa direzione creando oggetti unici attraverso l’utilizzo di tecniche e materiali sempre nuovi sino ad approdare a collezioni preziose ed esclusive per il settore dell’arredamento.

Daniel Gonzalez

(Buenos Aires, Argentina, 1963). Vive e lavora tra Berlino e New York. Ha alle spalle mostre e interventi pubblici di grande rilievo, ultimo in ordine di tempo “Pop-up museo Disco Club” realizzato per la Biennale del Museo del Barrio di New York nel 2011 e “Pop-up building”, trasformazione di una classica struttura architettonica di Rotterdam in una “fiaba di cartone”, attraverso l’estetica dei libri pop-up, visibile per tutta la durata del festival Witte de With Straat 2010. Difficile dimenticare inoltre i due lavori su larga scala creati in collaborazione con l’artista italiana Anna Galtarossa: “Chili Moon Town Tour”, un’utopica città dei sogni galleggiante, inaugurata al Lago Mayor di Bosque de Chapultepec a Mexico City nel 2007, e “Homeless Rocket With Chandeliers”, installazione dello stesso anno creata a Lambrate (Milano) su una gru contaminata da oggetti e materiali che rimandano alla cultura di strada.

Domenico Grenci

Le figure ritratte da Domenico Grenci fluttuano in una dimensione fuori dal tempo, priva di ogni riferimento materiale e contingente. La scena è il vuoto, unico attore di questa scena è la donna. I volti femminili di Grenci paiono riaffiorare da una fotografia antica, corrosa dal tempo. È il bitume, materiale povero e paradossalmente greve, a creare un effetto di indefinito e di incompiuto straniante simile a quello evocato da un’immagine sfuocata o sbiadita. L’artista cerca di cogliere qualcosa di nascosto in questi visi inquietanti ed enigmatici che pongono interrogativi a cui forse nonesiste risposta; lo fa senza maltrattarli, con delicatezza, anzi, nel rispetto profondo dell’universo femminile, che è delicato e sensuale, vulnerabile e forte al tempo stesso, e cercando di estrapolarne l’essenza, in tutte le sue sfumature.

Attua ciò che egli stesso definisce una “elevatio animae”, che diviene una sorta di risarcimento di quella identità offesa dalla mercificazione del corpo e della bellezza effimera che la cultura mediatica e la moda ci impongono. Dopo la laurea all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2007 Domenico Grenci ha ricevuto numerosi riconoscimenti: Premio per l’incisione “Morandi” (2005); Celeste Prize (2007); Goldener kentaur: European Academic Award, Monaco, (2007 primo premio); “Maggio Fiorito” Ferrara (2008 primo premio) e premio Nazionale delle Arti di Catania. L’ invito ad esporre alla 54esima edizione della Biennale di Venezia, Arsenale, Tese di San Cristoforo, conferma l’importante lavoro di questo giovane artista italiano.

Other exhibitions