Varanasi
Varanasi
La vittoria del bene sul male, la luce interiore che protegge dall'oscurità spirituale: è la tradizionale festa autunnale indiana del Diwali.
Le città ti entrano dentro attraverso i sensi. A volte è la bellezza di ciò che vedi ad abbagliarti. In altri casi sono i rumori assordanti del traffico nell’ora di punta, che ti prendono e ti svegliano come schiaffi in faccia.
La vittoria del bene sul male, la luce interiore che protegge dall'oscurità spirituale: è la tradizionale festa autunnale indiana del Diwali. Per l'occasione Visionnaire presenta Varanasi, un progetto fotografico di Paolo Balboni interamente dedicato alla città più sacra dell’ Induismo.
"Le città ti entrano dentro attraverso i sensi. A volte è la bellezza di ciò che vedi ad abbagliarti. In altri casi sono i rumori assordanti del traffico nell’ora di punta, che ti prendono e ti svegliano come schiaffi in faccia. Oppure sono gli odori forti di un mercato, all’alba, che salgono a pungerti le narici guidandoti in un mare disordinato di bancarelle. Poi c’è quello che tocchi, sia esso un muro che nelle sue crepe porta secoli di storia, o un pavimento lucido, che ha visto ricche signore danzarci sopra.
Varanasi è tutto questo. Varanasi prende i tuoi sensi e li rende spugne, spugne che ne escono imbevute di vita al punto da credere che il resto del mondo sia soltanto un soffio, mentre quella città è un grido.
Varanasi è il centro dell’Induismo, l’essenza stessa dell’India.
Un milione di pellegrini la visita ogni anno e si crede che, chiunque muoia nel territorio compreso all’interno della Panch Koshi Road, una strada a Nord del fiume Varuna, passi direttamente al regno dei cieli, liberandosi dal ciclo delle rinascite.
Tutta la vita della città sembra scorrere con la stessa placida costanza del fiume che l’attraversa. Lungo le gradinate dei Ghat si incrociano vita e morte, povertà e ricchezza, infinita spiritualità.
Si viene qui per pregare e riposare, per vivere e morire allo stesso tempo, giorno dopo giorno.
Nelle immagini scattate da Balboni il fiume c’è sempre, anche quando non compare.
C’è negli sguardi profondi di certe donne anziane.
C’è nei sorrisi dei bambini e nelle barbe incolte degli asceti.
C’è tra le rughe profonde dei sacerdoti e nelle mani di chi chiede la carità.
Il fiume c’è sempre, tra la vita e la morte, a Varanasi”
Corrado Peli
Artist
Paolo Balboni
Paolo Balboni (Bologna 1974), fotografo autodidatta, libero nell’espressione e nell’immagine, rappresenta la vera figura di artista che attende l’ispirazione non forzata, ma veritiera e autentica.
In continuo contatto sinergico con la macchina fotografica, le sue fotografie nascono dalla pura casualità, non solo dello scatto, ma nell’attenta osservazione del luogo in cui si trova e delle persone che incontra. La foto si trasforma così in movimento, in contorni indistinti, mossi, in colori vivaci, in particolari dal tocco bizzarro e fantasioso. Sembra che le persone che fotografa, testimoni tangibili della loro storia e della loro cultura, si trasformino nel racconto che ognuno di noi vorrebbe poter ascoltare.