Mythica
Mythica
RHO FIERA
Pad 5, Stand L11 - M06
Rho Fiera, Milano
9:30 - 18:30 pm
Mythica è la collezione che Visionnaire presenta al Salone del Mobile.Milano, un nome che omaggia, inoltre, il doppio anniversario sessantennale del Salone e della partecipazione ininterrotta della maison alla fiera italiana. Visionnaire ha infatti preso parte a tutte le edizioni del Salone del Mobile di Milano a partire dal 1961.
Il padiglione Visionnaire è una casa-santuario, raccontata attraverso sei capitoli tematici sull’abitare: il giardino d’inverno, l’atrio, il convivio, l’oasi del giorno, l'alcova e il boudoir, luoghi simbolo che - abitandoli - suscitano emozioni intense e memorie associative.
Un’ode “mythica” ai nostri più intimi e potenti rituali quotidiani, raccontata dalle storiche firme del marchio - Alessandro La Spada, Mauro Lipparini, Draga&Aurel, m2atelier - e dalle nuove collaborazioni - Studiopepe e Marta Naddeo - con cui è stato possibile immaginare la casa come simulacro delle nostre storie personali.
GIARDINO D’INVERNO
Questo luogo è un’estensione dell’interno verso l’esterno, ma anche il contrario, un prolungamento della vita umana verso quella vegetale. Il giardino d’inverno nasce con lo scopo di portare la natura all’interno per proteggerla dai climi freddi e sottende quindi amore e rispetto per l’universo naturale. Esiste per l’uomo la necessità di interrompere il ritmo dell’artificio e della tecnica all’interno dello spazio abitativo, l’esigenza di ricucire il contatto con la nostra vita naturale prima della scoperta del rifugio, di ripristinare questa mutua appartenenza quasi dimenticata. Il giardino è pieno di mondo e di vita e in quanto tale ci restituisce i contatto con le cose.
Il giardino d’inverno segna l’inizio e la fine del percorso espositivo del padiglione di Visionnaire, accoglie e saluta i visitatori come in un abbraccio. E infatti la sua forma è semicircolare, una finestra sul mondo esterno che è stata interpretata dall’occhio sofisticato di Marco Bonelli e Marijana Radovic, alias m2atelier, autori della collezione Caprice, presentata per la prima volta nel 2021.
Evasione dalla monotonia e dalla noia, capriccio del cuore – ma soprattutto della fantasia – Caprice è una collezione che ricorda quanto sia importante vivere la vita con passione e un pizzico di spensieratezza. La capsule, soddisfa le esigenze di molti luoghi e momenti della vita e, con la stessa versatilità dell’indoor, abita gli spazi all’aperto come se fossero una casa, dove il minimo comune denominatore è lo stesso: il comfort.
L’ATRIO
L’atrio è l’ingresso della dimora, punto di accesso alla nostra intimità, limite tra la vita pubblica e privata. Il suo valore è molto alto e per questo è il primo che incontriamo nel percorso abitativo. L’ingresso è un filtro tra due mondi, in cui scegliamo se accogliere o respingere l’esterno. Spazio di transito e di attesa, crea in noi l’aspettativa di ciò che sarà oltrepassandolo.
Questo è lo spazio dedicato alla poetica di Draga&Aurel, che hanno definito un intenso sodalizio con il brand all’insegna dell’art design e della ricerca dell’unicità nella riproducibilità. La nuova collezione prosegue nel segno stilistico del 2020. I designer guardano ai più grandi interpreti dello stile “futuribile”: nelle loro creazioni, le linee dritte e stilizzate e le forme geometriche e aerodinamiche si traducono in oggetti architettonici, proiettati verso il domani.
L’atrio è uno spazio in cui il tempo appare fermo, in cui le opere degli artisti - in elegante dialogo - sembrano spezzare il ritmo della vita quotidiana per essere contemplate e concedere un momento di devota sospensione.
Le sedie e poltroncine Zoe riprendono le forme totemiche e i dettagli preziosi del tavolo Amos. Sputnik-Oxy, evoluzione del sistema luminoso Sputnik, presenta degli elementi romboidali in metallo con finitura in oro lucido che riportano alla mente i virtuosismi futuristici degli abiti di Paco Rabanne.
IL CONVIVIO
Tra i luoghi più significativi della casa c’è la cucina. Questo ambiente, superficialmente attribuito al dominio della tecnica e della funzione, porta con se uno scopo ancor più nobile: prendersi cura di se stessi e degli altri, attraverso la condivisione e la convivialità. Quando c’è un convivio c’è una comunità - e non solo riunita per un pasto - ma per creare un contatto profondo, autentico.
La nuova cucina Villa D’Este di Mauro Lipparini, celebra la dimensione aggregativa del vivere, non solo all’interno del proprio gruppo familiare, ma anche verso il mondo esterno come gesto di contaminazione e trasformazione, nello spazio simbolo per eccellenza della metamorfosi.
Il progetto cucina di Lipparini omaggia con il proprio nome Villa D’Este, teatro della cultura, del piacere, del benessere, della felicità. Un bene italiano apprezzato nel mondo, viatico di fantasia e di audacia; una visione del futuro scaturita dalla fervida, eterna immaginazione architettonica.
L’architetto ha inteso Villa d’Este come una vera “dry/show kitchen”, approdo naturale per le aspirazioni dell’arredo. Il quotidiano si arricchisce di prestigio, eleganza e bellezza nell’area più tecnologica della casa, quella da vivere con coinvolgente felicità. Una cucina “enjoying” che è felicità nella condivisione di sapori, estetica e spazio, nel piacere di dilatare il tempo per la convivialità più completa, nella sacralità della preparazione, dove si sublimano gusto e creatività. La cucina così diventa un’estensione di noi stessi e il cuore pulsante della casa, un tempio domestico dove creare alchemiche combinazioni di materie e persone per il piacere dei sensi, attraverso gesti concreti, per un “nuovo rinascimento” della casa.
Nuova collaborazione quella con Marta Naddeo, autrice della collezione illuminotecnica Nuages, Zyklus, Solveig e Syrenes. In questa collezione sono state riprese le tipiche lavorazioni del vetro soffiato veneziano su un elemento dalla forma morbida e tondeggiante. I corpi illuminanti si presentano in tre misure con finiture diverse: rigato dritto per gli elementi più piccoli, “baloton” per quelli di dimensione media e rigato torto per i più grandi. Grazie alla combinazione tra la texture del vetro, la luce e la finitura metallica si creano degli effetti di riflessione luminosa molto suggestivi.
Il tavolo da pranzo Valiant è definito da linee geometriche pure ma dal grande impatto visivo grazie alla scelta delle finiture accostate tra loro. Il progetto è composto di materie naturali e finiture di ricercata bellezza: l’essenza di ziricote, legno dal tatto seducente e confidenziale si incontra e si fonde alla quarzite Michelangelo, dai toni pastello di elegante audacia.
L’OASI DEL GIORNO
Alessandro La Spada è uno dei protagonisti di Mythica e del capitolo dedicato al cuore della vita domestica: il soggiorno e la zona pranzo. Questi luoghi di aggregazione familiare, ma anche di vita pubblica, sono caratterizzati dalla versatilità funzionale e destinati al relax, all’ospitalità e all’accoglienza. La Spada presenta il sistema imbottito Babylon Rack, concepito nel 2021 come una mini architettura modulare, in cui sono presenti molti elementi funzionali allo studio, al lavoro e al riposo. Attività che negli ultimi anni sempre più hanno ridefinito la natura degli spazi domestici e ci hanno posto di fronte ad una nuova sfida: concepire ogni ambiente come una dimora a sé, compiuta ed indipendente.
La Spada realizza per Mythica un nuovo imbottito, caratterizzato dalla componibilità nell’ottica della migliore disposizione aggregativa.
Nella vita degli antichi romani, chi ospitava nella propria casa disponeva i triclini, su cui i convitati si distendevano a due o tre. Questo concetto di condivisione e aggregazione degli elementi imbottiti per massimizzare l’esperienza della socialità, è un elemento di riferimento nel progetto Foster, le cui linee geometriche regolari ma avvolgenti - segnate da texture cannettate nelle scocche esterne degli schienali - esaltano la morbidezza e il comfort per un relax prolungato.
ALCOVA
“Alcova” deriva dalla parola araba al-qubba che letteralmente significa “cupola”, e affonda le proprie radici semantiche nell’architettura araba, in cui gli ambienti da letto - coronati da cupole appunto - si sviluppavano sempre in uno spazio contiguo, spesso dedicato alla cura del corpo. L’alcova non è da intendersi solo come luogo del riposo, ma con un significato impalpabilmente voluttuoso: è il “luogo del talamo”, il segreto d’alcova, la notizia rivelata durante un incontro amoroso.
In questo capitolo è presentato il letto Aubade di Alessandro La Spada, che - come una scenografia orizzontale che evoca il sorgere del sole - è una composizione che alterna volumi pieni e vuoti, resi prospettici dalla matericità di fondali in marmo Patagonia illuminato. Un vero e proprio rifugio del corpo e della mente, in cui riposarsi e ritirarsi in una dimensione di sogno ed abbandono.
L’armadio, solitamente disposto negli ambienti più privati della casa, diventa in questo progetto di Alessandro La Spada un elemento espositivo, attraverso l’inserimento di una nicchia semicircolare tra i suoi moduli. Il nuovo armadio Leonardo, ideato come una teca cannettata, presenta un piedistallo in marmo Rosa Portogallo su cui è esposta una scultura di forma organica in marmo Fusion Wow e quarzo. L’armadio si trasforma così da oggetto contenitore a vetrina espositiva.
Tutte le aree della notte sono presentate insieme ad un area wellness: Aubade in abbinamento al bagno e nuovo armadio Leonardo, il progetto Ultrasound di La Spada annesso all’ambiente bagno Kobol e la camera da letto Bastian di Mauro Lipparini, sviluppata su tutta la linea di imbottiti a partire dal letto fino al nuovo divano Bastian Lounge. La rinnovata interpretazione del divano iconico mostra una spiccata confortevolezza, capace di essere protagonista nel benessere dell’habitat.
BOUDOIR
La parola boudoir deriva dal francese “bouder” «fare il broncio, essere ritroso», e indica letteralmente un luogo dove ritirarsi, lontano dagli altri, in ritrosa solitudine. Nella storia poi, soprattutto a partire dal 18° secolo, questo spazio diventa un vero e proprio salottino da signora in cui conversare e prendersi cura del corpo, ma anche segreto rifugio di sensualità.
Questo luogo racchiude in se una dimensione di intimità profonda e recondita, a cui nessuno è chiamato a partecipare, in cui si svolge il vero e proprio rituale del corpo, in cui possiamo essere liberi di sperimentare la nostra sensibilità, quella facoltà insita all’anima di avvertire gli oggetti esterni attraverso i sensi. Ma anche la sensualità, che pure deriva ed è connessa ai sensi, sia come fatto erotico, sia come manifestazione di un gusto o di una sensibilità, anche estetica.
Questo luogo privato è regno delle designer di Studiopepe, Arianna Lelli Mari e Chiara Di Pinto, ed ospita una capsule Collection di anticipazione del più ampio progetto “l’impero dei sensi”.
La collezione esplora i cinque sensi, partendo da alcuni concetti chiave:
Il concetto di bellezza come qualcosa di prezioso, da scoprire e svelare. Una riservatezza del bello che stimola la curiosità ed invita alla scoperta. Il simbolismo: da sempre legata alla simbologia, la sensualità si è caricata nel tempo di molti simboli ancestrali, qui riletti e interpretati in chiave contemporanea. L’ artigianalità, intesa come valore del saper fare. Per questa capsule sono state coinvolte eccellenze italiane del saper fare, nel campo dell’arte vetraria, dell’ intaglio su specchio. I due pezzi presentati sono lo specchio Blanche e il sistema di illuminazione Parade.
Lo specchio Blanche riporta un’immagine simbolica incisa a mano sulla superficie, celata da una tendina in sottili strisce di pelle. Per osservarla e conseguentemente per specchiarsi, bisognerà spostarla accarezzandola, un atto di gentilezza ma allo stesso tempo di voluttà che implica l’utilizzo di due sensi, la vista e il tatto.
Il sistema di illuminazione a sospensione Parade è invece un’installazione di elementi in fusione di vetro che ricordano la forme di tante lingue, di diversa dimensione. Il gusto è il senso preposto alla percezione dei sapori. È la metafora in questo caso, di un’esperienza sensoriale totalizzante, in quanto il gusto (e l’olfatto) sono due sensi strettamente collegati, sono i più antichi, perché i primi a svilupparsi nell’essere umano. Gli stimoli olfattivi e gustativi possono generare memorie associative che durano a lungo nel tempo, come ad esempio odori o sapori che evocano immagini di eventi, luoghi o persone a lungo sopite nella memoria.